di Andrea Maietti, “zio Athos”
Gaudium magnum al Giro d’Italia per la nascita di un campione. Si chiama Diego Ulissi, ventiquattrenne toscano di Cècina. Ha il nome in testa. Studia il percorso, finge, si nasconde, ma quando sente odore di traguardo, appare all’improvviso: s’inarca, vola, imprendibile. Non è la re-incarnazione di Coppi, ma ha un forte sapore di Bettini, Argentin, persino di Saronni. Perché continuiamo ad amarlo il ciclismo, malgrado le ombre del doping? Perché è fatica e sofferenza. E rischio. Lanciati ventre a terra a sessanta all’ora, cento ragazzi sfrecciano a incollatura di ruota. Basta un colpo di freno maldestro ed è rovente ammucchiata. Come nella Settassano- Momtecassino, di giovedì 15 Maggio. Asfalto viscido, rotonde omicide. Il suddetto colpo di freno. Ed è groviglio di biciclette, atleti sbalzati di sella e proiettati tutt’intorno come per lo scoppio di una bomba terroristica. Il siciliano Giampaolo Caruso pare letteralmente morto, tanto resta immobile sull’asfalto. Riuscite a immaginare sua madre davanti alla T.V.? Arriva finalmente l’autoambulanza: Giampaolo dà qualche segno di essere vivo. Come non amarlo questo sport? Anche se quando gli infermieri slacciano il caschetto al corridore, uno sciacallo di giornata glielo porta via.
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Roma, venerdì 16 maggio, quarti di finale del torneo di tennis femminile. La nostra Sara Ernani contro la cinese Li Na. Sara è una tenera paperotta dai piedi chapliniani. Viene da Ravenna e dei magnifici mosaici di San Vitale si porta gli occhi fissi e ceruli, il viso esangue. Accompagna i colpi con accoranti urletti propiziatori. L’avversaria è la numero due del mondo: una imponente statua di atleta che sovrasta la piccola Sara di mezzo metro. Ha il viso impenetrabile di una regina delle steppe. Mena di gran fendenti di dritto e di rovescio, sa di smorzata come poche e pochi al mondo (vista una sua volée stoppata a ridosso dal net, e letteralmente atterrata non più di un metro oltre la rete, senza un rimbalzo). La partita pare segnata. Pare. Perché Sara sorprende quanti come me l’hanno data per spacciata. E sorprende pure l’altera regina delle steppe. Rimanda ogni palla la paperotta, anche quelle apparentemente già perse, sderenandosi a destra e a sinistra. Appena può cambia traiettorie, alterna i colpi, addirittura inventa. Vince il primo set per 6-3; rifiata e lascia il secondo per 4-6. Nel terzo pare attraversata dall’ispirazione di Davide all’ombra di Golia. Come avesse fatta una flebo di autostima. La tenebrosa avversaria s’inceppa: il viso tradisce l’inattesa umiliazione della regina precipitata in ancella. Sara finisce in un persino eccessivo 6-2. Mi piacerebbe chiederle se abbia mai letto Kipling: “Se sai costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi muscoli/ a sorreggerti anche quando sono esausti,/ e così resistere finché non vi sia altro in te/ oltreché la volontà che dice loro, resistete!”